La gestione della presenza dei grandi carnivori su un territorio densamente popolato come l’Italia è una questione al tempo stesso scientifica, sociale e politica. È grazie alla ricerca scientifica, infatti, che i grandi predatori (in particolare orso e lupo) sono tornati ad abitare le foreste della penisola. Questa nuova presenza, tuttavia, impone degli adattamenti: nella maggior parte dei casi, noi umani non siamo più abituati a dividere i ‘nostri’ spazi con questi animali, e in non poche occasioni la vicinanza genera conflitti dagli esiti a volte tragici. Interviene allora la politica, alla quale spetta la gestione ragionata del fenomeno, nel rispetto e a tutela tanto delle libertà umane quanto dei diritti del selvatico.
Uno dei luoghi in cui, ad oggi, la convivenza è più problematica è il Trentino, dove, in un’area naturale tutto sommato ridotta, si trovano a convivere gli umani, con le proprie attività, e una popolazione di orso bruno in moderata crescita, ad oggi comprendente circa un centinaio di esemplari.
La storia dell’orso in Trentino è interessante sotto tutti i punti di vista menzionati poc’anzi: quello scientifico, quello sociale e quello politico. Tristi casi di cronaca recente hanno riacceso il dibattito, la cui polarizzazione rende difficile ai non esperti individuare i nodi del problema e immaginare le possibili soluzioni. Per tentare di fare chiarezza, abbiamo conversato con Renato Semenzato, biologo, esperto di grandi carnivori e della loro conservazione e vicedirettore del master in gestione della fauna selvatica all’università di Padova.
L'intervista completa a Renato Semenzato. Servizio e riprese di Sofia Belardinelli, montaggio di Barbara Paknazar